Il Piano scuola estate 2021: una toppa peggiore del buco

Il Ministero dell’Istruzione ha finalmente fatto conoscere i particolari del “Piano scuola estate 2021” e stanzia 520 milioni di euro con i quali le scuole, in autonomia, potranno organizzare attività estive.

Nel Piano il M.I. riconosce che gli studenti hanno patito, nel periodo della pandemia, un danno didattico ed educativo che la scuola dovrebbe in qualche modo sanare.

E così, per il periodo di giugno 2021, il Ministero propone alle classi prime della scuola primaria e della scuola media inferiore, ma anche a tutte le scuole superiori, un “Rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali”; esattamente, Italiano e Matematica per la scuola primaria e Italiano, Matematica e Lingua Inglese per la scuola media.

Per luglio e agosto 2021 il M.I. propone il “Rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e della socialità” e suggerisce queste attività: computer, arte, musica, sport.

Per settembre 2021 il Piano scuola estate propone di nuovo “Rinforzo e potenziamento competenze disciplinari e relazionali”, ma in chiave introduttiva al nuovo anno scolastico.

L’adesione di studenti e docenti è volontaria; il M.I. suggerisce che vengano coinvolti, come animatori del Piano, anche studenti universitari, terzo settore, associazioni e chi più ne ha più ne metta.

Facendo un po’ di conti, si può scoprire che, con 8,5 milioni di studenti e 53.313 istituti scolastici, tra pubblici e paritari (cioè privati riconosciuti), otteniamo 61 euro a studente e 9753 euro a Istituto. Va detto che se non tutti aderiranno, la cifra per gli aderenti sarà (probabilmente) più alta.

Fin qui, i fatti.

Ma che cosa accadrà realmente?

Innanzitutto, ai tempi di Azzolina sembrava che la DAD fosse non solo la panacea a tutti i mali infettivi, ma addirittura il traguardo delle sorti progressive dei migliori futuri scolastici possibili. Su impulso del M.I. tutti gli istituti si sono dovuti dotare di un proprio Piano per la Didattica Digitale Integrata; chi prova a leggerne uno ha la sensazione che la DAD sia un perfetto sostituto della didattica in presenza; anzi, molto, molto meglio, soprattutto se è “integrata”.

Adesso, con Bianchi, scopriamo che non è proprio così: il Ministero riconosce che i due periodi di DAD hanno causato un ritardo negli apprendimenti previsti o possibili degli studenti, oltre che un grave danno per la socialità e quindi il benessere dei nostri ragazzi. Beh, meglio tardi che mai: se qualcuno dei Piani Alti rinsavisce fa certamente piacere.

Però la toppa è peggio del buco, anzi nasconde, a ben vedere, più di un problema strutturale.

I progetti estivi non riusciranno a restituire quello che la Didattica a Distanza ha tolto ai ragazzi; nessuno si illuda che, durante venti giorni di giugno, in edifici scolastici tutt’altro che confortevoli e probabilmente roventi, bambini e ragazzi recupereranno mesi di “competenze disciplinari” mancanti.

Luglio e agosto, dice il M.I., verranno dedicati alla socialità, allo sport, alla musica, e poi di corsa a settembre si ritorna di nuovo a lavorare su Italiano e Matematica. Ma sia apprendimento che socialità non dovrebbero svolgersi tra sconosciuti: le relazioni tra bambini e ragazzi nascono e si strutturano in gruppi che si chiamano classi. La classe è ancora uno strumento didattico ed educativo di insuperato valore, ma il Ministero lo ignora; e forse finge di ignorare anche che, sia tra gli studenti più piccoli che tra quelli più grandi, non è la stessa cosa “recuperare socialità” con i propri amici o con sconosciuti. E lo stesso vale per l’apprendimento.

Inoltre, il compito della scuola non è organizzare lo svago estivo; certamente il processo di insegnamento-apprendimento ha maggiori probabilità di successo con un metodo basato (anche) sul gioco, sull’attività e (soprattutto) sulla motivazione dei bambini e dei ragazzi, ma questo non vuol dire che le scuole debbano o possano trasformarsi in agenzie sociali territoriali. L’educazione extrascolastica è differente da quella scolastica e si basa su competenze educative diverse. Insomma: fare l’insegnante e fare l’educatore extrascolastico sono due mestieri diversi. Gli insegnanti non sono preparati a fare gli educatori extrascolastici.

O forse il Ministero vuole che ogni istituto scolastico decida come far entrare il privato nella scuola, creando così una commistione pubblico-privato che magari potrebbe essere replicata anche dopo l’estate?

Di questi 520 milioni stanziati per il Piano estate il Ministero si vanta. Dice che finalmente sono risorse ingenti. Forse molti sanno che il Recovery Fund assegnato al nostro Paese ammonta a 200 miliardi. Di fronte a questa cifra i 520 milioni del Piano estate non sembrano molti. Ma, anche se lo fossero, sarebbero comunque risorse che non mutano una situazione di grande sofferenza che da decenni la scuola italiana patisce a causa della riduzione di personale e di investimenti, una vera e propria dismissione dello Stato (che adesso foraggerà anche i privati con il Piano estate?).

Invece di usare quei denari per un Piano estate perlomeno discutibile, non sarebbe urgente abolire le classi pollaio, metter mano all’edilizia scolastica, assumere i precari?

Se si volesse davvero consentire ai bambini ed ai ragazzi di recuperare quello che hanno perso con la DAD e la pandemia, si dovrebbe costruire una scuola più ricca di opportunità, di personale, di risorse.

E invece no: con la toppa di un Piano estate presumibilmente inutile si vogliono coprire buchi enormi, mancanze di prospettive e di investimento che regaleranno ai bambini ed ai ragazzi del futuro una scuola con gli stessi identici problemi di oggi.

Ah, già, però con la DAD in più.

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